Gli stereotipi sono rappresentazioni semplificate della realtà. In pratica, sono un insieme di credenze e rappresentazioni che vengono associate, senza distinzioni né verifiche, a un intero gruppo di persone.
Gli stereotipi attribuiscono a priori a tutti quelli che appartengono a una categoria le stesse caratteristiche (ad esempio, gli italiani sono pigri ma creativi, i tedeschi sono organizzati ma rigidi, ecc.). Gli stereotipi di genere attribuiscono caratteristiche sulla base del genere. Sono, per donne e uomini, come delle manette che impediscono di fare quello che vorremmo.
Gli stereotipi di genere condizionano scelte e comportamenti in modo sottile e spesso senza che chi è condizionato ne sia consapevole. Per esempio:
L’identità di genere si forma nella primissima infanzia (a due anni ne siamo già consapevoli) e viene rafforzata da famiglia, scuola, televisione, stampa…tutto (a cominciare dalle favole, come spiega bene Elena Gianini Belotti nel suo libro Dalla parte delle bambine) concorre a trasmetterli e favorisce la polarizzazione dei generi.
Gli stereotipi sono come l’acqua per i pesci (nel famoso esempio di Foster Wallace): proprio perché ci circondano e sono ovunque, non li vediamo più.
E’ incentrato su comportamenti pro-comunitari: accudimento, aiuto, interesse per i propri cari e per gli amici (quello che gli anglosassoni chiamano taking care).
In pratica, lo stereotipo femminile tradizionale (che in parte stiamo superando, ma che resiste) propone una donna che si realizza nella sfera privata e che ha un ruolo subordinato rispetto dell’uomo. Detto così sembra una cosa del secolo scorso, ma la cultura cambia lentamente quando si tratta di sradicare le abitudini e le credenze.
Gli stereotipi servono a interpretare la realtà (a volte sbagliando di grosso e creando un mare di problemi alle persone così sommariamente interpretate) ma anche a descrivere “come dovrebbe essere”, cioè hanno anche potere normativo.
Cosa significa? Che se qualcuno si comporta in modo diverso (per esempio una donna agisce un comportamento molto assertivo), questo può venire sanzionato come deviante. In pratica non necessariamente ti diranno “sei una strega” o “sei un uomo” se ti comporti in modo che viola lo stereotipo femminile, ma magari te lo faranno capire.
Perché purtroppo lui si occupa di noi. In altre parole, ci influenza profondamente e ci fa fare quel che vuole come un burattinaio fai con le marionette. Ci fa agire alcuni comportamenti perché rientrano nello stereotipo e non perché siano nostri. Magari pensiamo che si tratti di nostre caratteristiche individuali e diciamo “sono fatta così”. Poi scopriamo che anche tantissime altre donne hanno la stessa sensazione, di “essere così” e il “così” è uguale allo stereotipo femminile.
Un esempio. Non ti piace competere? Detesti dover lottare contro qualcuno per ottenere qualcosa? Succede spesso alle donne. Magari sei così (alcuni uomini lo sono), ma considera la possibilità che sia lo stereotipo che si mimetizza da caratteristica individuale.
Gli stereotipi fanno più danno della grandine. Per esempio, alcuni comportamenti che servono ad avanzare nelle organizzazioni non corrispondano allo stereotipo femminile che si preoccupa solo per gli altri, che resta subordinato e che si realizza principalmente nella sfera privata.
Inoltre, per fare carriera bisogna agire anche comportamenti individualisti, che sono l’opposto esatto del nostro stereotipo di genere. Ci troviamo così tra Scilla e Cariddi: se ci comportiamo secondo lo stereotipo perdiamo la competizione, se invece lo violiamo, veniamo sottilmente (o meno) sanzionate.
Dobbiamo non farci condizionare, difenderci e scegliere organizzazioni che combattono i pregiudizi. Certo, gli stereotipi sono resistenti, ma noi di più.
Però gli odiati stereotipi, che ci succhiano energia come dei vampiri dopo averci conquistato con un’apparenza per bene e distinta (come il Conte Dracula, uguale), quando si inondano di luce, si disintegrano (forse sono proprio vampiri).
In effetti ho esagerato, ma solo un po’. Confermo però che la luce è il loro più grande nemico, sono come i vampiri. La presa di consapevolezza delle donne e degli uomini è fondamentale.
Leggi questi post che ho scritto sul blog leadershipfemminile
Guarda il video di Lorella Zanardo, Il corpo delle donne, per capire l’influenza dell’immagine televisiva nel rafforzare uno stereotipo femminile sbagliato e degradato.
Natasha Josefowitz, negli anni ottanta, scrisse alcune coppie di frasi: la prima era una premessa, la seconda una deduzione. Cambiava solo, nella frase premessa, il genere del soggetto: da maschile a femminile, ma la deduzione cambiava completamente. Ecco due esempi: