Il Talento delle Donne – Segreto N.6 – Le donne hanno un rapporto complicato con la competizione

Il Talento delle Donne – Segreto N.6 – Le donne hanno un rapporto complicato con la competizione

Fatto. Quando in  contesto lavorativo la competizione si fa dura, molte donne si ritirano. Se restano nel gioco, lo fanno a costo di un grande sacrificio personale. Le donne sembrano non amare la competizione aperta, specialmente con gli uomini.

Diffidate delle prime spiegazioni che vengono in mente (non sono necessariamente quelle giuste).  Ho sentito molte volte spiegare il fenomeno dicendo che le donne sono meno motivate alla carriera, quindi quando si tratta di combattere si ritirano perché in fondo non erano abbastanza interessate. Si sente anche dire che le donne sono meno desiderose di vincere, meno cacciatrici e meno guerriere dei loro colleghi uomini. La faccenda è un pò più complicata.

Realtà.

  • Partiamo da una prima constatazione: per le donne la competizione non ha quasi mai un’associazione positiva. Questo ha a che vedere con i giochi dell’infanzia e adolescenza: quelli maschili sono spesso incentrati sulla competizione (vari sport, in Italia il calcio), addirittura sulla lotta/guerra, mentre quelli femminili no. Senza entrare nel merito del perché bambine e bambini scelgano giochi differenti, resta il fatto che gli uomini crescono pensando che la competizione, anche dura, sia un gioco in cui un pò si vince e un pò si perde. Per le donne la competizione è più spesso associata a lunghi rancori e dispiaceri.
  • Lo stereotipo femminile è altruista e pro-comunitario, cioè l’opposto di individualista. La competizione è la quinta essenza del comportamento individualista, quindi viola la prescrizione dello stereotipo femminile. Per una donna competere è negare la propria femminilità. Un caso particolare è la competizione tra donne, che invece è accettata (e praticata). Teniamo però conto che, a causa del disequilibrio di genere mano a mano che si sale nella gerarchia, per una donna competere in contesto lavorativo vuol dire competere contro gli uomini.
  • Domandiamoci infine una cosa: perché in contesto scolastico e accademico le donne competono volentieri? Qual’è la differenza con la competizione in contesto lavorativo? Che nel primo le regole con cui si compete sono chiare, nel secondo lo sono meno. Le donne prediligono i contesti in cui è chiaro cosa si vuole da loro, sulla base di quali criteri si è valutati e quindi come si compete. Sappiamo che in contesto lavorativo il modo con cui si compete è molto più complesso.

Cosa si può fare. Per chi vuole aiutare i talenti femminili a emergere, ecco cosa fare:

  • La consapevolezza del rapporto che le donne hanno con la competizione aiuta a interpretare correttamente i loro comportamenti. E’ come abbiamo visto un errore credere che le donne non competono perché non sono interessate alla carriera. Spesso non competono perché per loro è difficile farlo.
  • Aiutare le donne a vedere la competizione in luce meno sfavorevole e a “sdrammatizzarla” incoraggia le donne a competere.
  • Spiegare alle donne i criteri con cui si compete è un altro modo per incoraggiarle a buttarsi.
  • Infine, a volte basterebbe dire: “Provaci! Secondo me ce la puoi fare.”

Dopo quasi 15 anni che parlo quasi esclusivamente con le donne per far avanzare la leadership femminile, quest’anno voglio rivolgermi anche agli uomini.