Il Talento delle Donne – Consiglio N. 27 – Scappa dalla riserva indiana della comfort zone
La comfort zone è come la riserva indiana: all’interno si è padroni e ci si sente al sicuro, ma non è certo un buon affare farsi confinare lì dentro. La faccenda ci riguarda perché nella riserva indiana della comfort zone ci sono più donne che uomini. Come mai?
Iniziamo col dire che fuori dalla comfort zone ci sono dei pericoli: alcuni reali e seri, altri reali ma trascurabili, altri ancora immaginari. Uscire dalla comfort zone richiede quindi di distinguere i rischi l’uno dall’altro, valutarli correttamente e poi scegliere di prenderne qualcuno. In tutto questo, il nostro atteggiamento verso il rischio è fondamentale. Esso è determinato in parte da fattori fuori dal nostro controllo, in parte da fattori che governiamo. Non decidiamo di solito il nostro genere (il testosterone aumenta la propensione al rischio), la nostra personalità e l’educazione ricevuta nell’infanzia. Fortunatamente, però, controlliamo un elemento cruciale nel determinare l’atteggiamento verso il rischio: quanto ci esponiamo ad esso e il conseguente allenamento nel valutarlo e nel gestirlo.
Nella riserva indiana della comfort zone non succedono cose interessanti, non si impara quasi niente e, beffa delle beffe, non si è nemmeno al sicuro (la comfort zone, nel mondo che cambia rapidamente, è una danger zone). Se vi ho convinte a scappare ho due consigli. Primo: aumentate la vostra tolleranza al rischio attraverso l’esposizione ripetuta (principio di adattamento). In pratica, ecco come: datevi un obiettivo quotidiano di rifiuti e insuccessi (esempio: oggi devo ricevere 3 rifiuti e avere almeno un insuccesso). Non è un esercizio masochistico. Anzitutto, chiedendo cose difficili da ottenere, magari anche un po’ assurde (per avere dei rifiuti), si scopre che a volte le persone accettano (cioè dicono di sì) e questo fa riflettere. Inoltre, provando a fare cose difficili, certi che non ci riusciremo, capita di scoprire che non ce la caviamo poi così male e questo aumenta l’autostima. Insomma, cercando rifiuti e insuccessi, si ottengono anche accettazioni e successi che mai avremmo potuto sperare. Infine, si finisce per sdrammatizzarle gli insuccessi e i rifiuti e viverli con normalità. Questo rende più liberi: meno una persona è abituata a entrambi, più li teme e ne è succube. Un ultimo punto: sbagliando si impara (mai sottovalutare il valore dell’apprendimento). Secondo consiglio: una volta in fuga, non voltatevi indietro.
In conclusione, la capacità di prendere rischi è, per la leadership, come l’ormone della crescita: porta qualche volta a dimostrare bravura e qualche volta a sbagliare, sempre a mostrare coraggio, imparare e capire come gira il mondo. Come è vero per altre medicine, può creare dipendenza e tolleranza e, comunque, non bisogna superare le dosi consigliate.
La pop-band Pandora Box coniò anni fa un simpatico ritornello che diceva: Le buone ragazze vanno in paradiso, le ragazze cattive vanno dappertutto. Parafrasandolo, direi: le ragazze che non rischiano vivono nella falsa tranquillità della propria comfort zone e si annoiano. Quelle che rischiano, invece, vanno dappertutto e se la ridono molto di più (incluso dei loro stessi insuccessi e dei rifiuti ricevuti).
I consigli che darò ogni martedì sono tratti dal mio libro Il Talento delle Donne, un manuale pratico per donne che vogliono avere successo nelle organizzazioni senza rinunciare alla propria identità personale e femminile. Chi è interessato alle carriere femminili e alla leadership femminile trova molti altri spunti di riflessione sul sito: Leadershipfemminile.com