Il Talento delle Donne – Consiglio N. 37 – Parla ora (o taci per sempre)
A molte donne è capitato di uscire frustrate dalle riunioni in cui non sono riuscite a inserirsi nella discussione e a dire la propria opinione, oppure l’hanno detta e nessuno ha raccolto (salvo un uomo, evidentemente, dato che 2 minuti dopo ha detto la stessa cosa con parole sue ed è stato ascoltato con interesse e complimentato per l’arguzia).
Perché molte donne esitano parlare nelle riunioni di lavoro se non è richiesta espressamente la loro opinione? La maggior parte degli uomini non sembra avere invece particolare ritegno nel dare voce a ciò che gli passa nella testa (e, a volte, parla anche se non gli passa nulla per la testa per “marcare il territorio” e sancire la propria presenza). Questo argomento ci importa?
Parto dalla fine: sì, ci importa molto perché meno prendiamo la parola e più siamo condannate al silenzio. Per le donne conquistare il proprio “spazio al sole” è un’impresa da condurre con determinazione e prendere la parola nelle riunioni è un tassello fondamentale. Ma c’è un’altra ragione, quasi più importante: solo dando voce alle proprie opinioni ci si confrnta veramente con gli altri e si cresce. Sostenere le proprie idee e saperle anche abbandonare se capiamo che ce ne sono in giro di migliori fa parte dell’educazione alla leadership.
Ecco alcune ragioni che ci tappano la bocca:
- Veniamo ignorate. È ingiusto e dà fastidio ammetterlo, ma spesso, le prime volte che prendiamo la parola, non ci danno retta o non ci prendono sul serio. Questo ci fa dubitare di noi stesse e dell’equità e ci scoraggia. L’unica cosa che funziona per scardinare questi atteggiamenti discriminatori è insistere. Alcune di noi purtroppo «mollano» prima.
- Parliamo solo se siamo esperte. Le donne si concedono di intervenire solo quando sono le massime autorità del tema che viene discusso e sono certe di non poter essere smentite. Poiché si può essere esperte solo su un numero limitato di questioni, si finisce per parlare meno ed essere meno visibili. Il problema più grave però è un altro: così facendo ci si rinchiude nel ghetto degli specialisti, cioè di quelli che vengono interpellati e ascoltati solo su questioni specifiche.
- Ci costa doppio coraggio. Alcuni argomenti rimangono, implicitamente, di dominio maschile (es. la strategia). L’aspettativa ancora oggi è che ci esprimiamo su temi considerati più affini al genere femminile (es. risorse umane, comunicazione, CSR). Violarla richiede massicce dosi di autostima e coraggio.Anche in questo caso, attendere che vengano cambiate per editto le aspettative sociali non conviene. Meglio fregarsene e parlare (scusate la franchezza).
- Ci manca lo scatto. Inserirsi in una discussione destrutturata e animata richiede la capacità di sovrastare gli altri (con la comunicazione non verbale e paraverbale anzitutto) e grande
tempestività. Questa velocità richiede un allenamento (che gli uomini maturano praticando alcuni sport e forse anche coi videogiochi) che la maggior marte di noi non ha (purtroppo non l’avremo mai finché non iniziamo).
In tutti questi casi vale il principio che chi non parla rischia di tacere per sempre. Nulla aiuta a sviluppare la capacità di prendere la parola come prenderla. Purtroppo (o per fortuna) per andare a prenderla bisogna uscire dalla propria comfort zone.
I consigli che darò ogni martedì sono tratti dal mio libro Il Talento delle Donne, un manuale pratico per donne che vogliono avere successo nelle organizzazioni senza rinunciare alla propria identità personale e femminile. Chi è interessato alle carriere femminili e alla leadership femminile trova molti altri spunti di riflessione sul sito: Leadershipfemminile.com