Il Talento delle Donne – Consiglio N. 28 – Non mangiare le polpette avvelenate

Il Talento delle Donne – Consiglio N. 28 – Non mangiare le polpette avvelenate

Gli incarichi visibili e rischiosi sono come le polpette avvelenate: a un esame superficiale paiono molto appetibili, ma poi ti ammazzano. Ne voglio parlare perché a noi donne capitano più spesso ed è utile chiederci come ci riescano a passare la “Peppa Tencia”.

La prima ragione, secondo me, è che sottovalutiamo il pericolo di accettare incarichi rischiosi o sovradimensionati rispetto alle risorse a disposizione spesso perché veniamo prese dall’entusiasmo, credendo di vedere finalmente riconosciute le nostre capacità (in realtà non è quasi mai purtroppo questa la ragione per cui ci offrono l’incarico, si viene a sapere dopo che vari uomini avevano declinato o che non glielo avevano nemmeno proposto per non “bruciarli”). Bisogna però dire che, se vediamo nei complimenti, che non mancano di farci, un irresistibile tributo delle nostre capacità (es. «Questa situazione è così delicata che serve la tua diplomazia per gestirla»), è anche perché i riconoscimenti non è che esattamente ci piovano addosso. Inoltre, ci teniamo a risultare gradite e rifiutare intaccherebbe la nostra fama di persone sempre disponibili. Fatto sta che, nella mia esperienza, gli uomini sono molto più cauti nell’accettare e, se accettano, negoziano attentamente condizioni e “paracadute”.

Ecco i cinque modi per dstinguere le polpette avvelenate che, essendo un piatto letale in particolare per lil nostro genere, è giusto conoscere:

  1. Richieste di «lavorare per tre». La mole spropositata di lavoro spesso ci è assegnata con il pretesto che siamo affidabili, veloci, bravissime e che ciò che mette gli altri in difficoltà, noi lo facciamo senza sforzo. In realtà, il carico eccessivo drena le nostre migliori energie, ci impedisce di pensare strategicamente e di dedicarci alle attività visibili che fanno avanzare la carriera.
  2. Richieste di fare il miracolo. Quando un incarico è veramente spinoso, diventiamo tutte sante da invocare. Purtroppo, se le probabilità iniziali di riuscita sono basse, lo sono anche per noi ed è giusto che questo sia incorporato nei termini di accettazione (se si decide di provarci).
  3. Richieste di occupare posizioni rischiose. Contando sul nostro spirito di servizio (e a, volte, sulla nostra ingenuità) queste posizioni ci vengono proposte come un trampolino. Bisognerebbe chiedere “trampolino verso cosa?”: spesso sotto c’è un “precipizio di cristallo”.
  4. Richieste di gestire situazioni interpersonali difficili. Con il pretesto della nostra abilità nel gestire le relazioni, ci incaricano spesso di dare cattive notizie («Diglielo tu, che sai trovare le parole») o di dirimere conflitti («Incontrali tu, che riesci a mettere sempre d’accordo tutti»). Oltre a essere difficili, sono incarichi stressanti che raramente hanno visibilità strategica. In altre parole: spendi energie a risolvere i problemi degli altri e non ci guadagni niente (magari ti fai anche dei nemici).
  5. Richieste di redimere. Grazie alle nostre capacità di gestire i collaboratori, ci viene spesso chiesto di accollarci collaboratori problematici (che gli altri non vogliono). Magari si riesce nell’impresa, ma bisogna chiedersi se abbiamo impiegato al meglio le nostre risorse (di solito il ROI è negativo, scusate il cinismo).

I consigli che darò ogni martedì sono tratti dal mio libro Il Talento delle Donne, un manuale pratico per donne che vogliono avere successo nelle organizzazioni senza rinunciare alla propria identità personale e femminile. Chi è interessato alle carriere femminili e alla leadership femminile trova molti altri spunti di riflessione sul sito: Leadershipfemminile.com