Lost in translation

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La lingua franca del lavoro non ha genere neutro. Gli uomini, sovra-rappresentati in posizione di leadership e nel mondo del lavoro, hanno stabilito un codice di comunicazione che rispecchia il loro modo di comunicare.  Meglio conoscere bene questa lingua e sapere che nelle traduzioni si possono perdere o travisare significati. Ecco tre esempi:

Diamo significati diversi al  sì. Per gli uomini «sì vuol dire sì», noi donne tendiamo a insistere per assicurarci che chi abbiamo davanti sia convinto al 100%. A volte, parlando, troppo facciamo venire il dubbio a chi non lo aveva. Hai ottenuto un sì? Rispondi “Ottimo” oppure “Ottimo, grazie” e passa al tema successivo).

Diamo significati diversi al  no. Per gli uomini ha un significato più relativo e meno definitivo che per noi. Vuol dire che in quel momento la risposta è no, ma si può provare a chiedere nuovamente in un secondo momento o in diverse circostanze. Impariamo anche a non deprimerci per una parata, la partita continua.

Attenzione al significato del verbo «sperare». Posso essere d’accordo con voi che la speranza è una cosa molto bella, ma fate attenzione a usare il verbo sperare quando parlate con capi, colleghi e clienti di genere maschile. Per loro è troppo blando e tiepido. Non trasmette l’idea che potreste battervi per un obiettivo se sperate di raggiungerlo. «La speranza», osserva Linda Evans, «è per le cenerentole.» E le non-cenerentole che verbo usano? Il verbo volere, per esempio.